
Il contesto lavorativo italiano appare sempre più caratterizzato dal malcontento e dall’insoddisfazione dei lavoratori, alle prese con condizioni sempre più negative tra cui la riduzione della pausa pranzo e le sempre minori opportunità di smart working. questi cambiamenti stanno influenzando negativamente il clima di molte aziende italiane in termini di benessere dei dipendenti.
La questione della pausa pranzo
La pausa pranzo rappresenta un momento fondamentale nel recupero delle energie psicofisiche nell’arco della giornata lavorativa. Il Decreto Legge n. 66/2003 stabilisce che i lavoratori hanno diritto a una pausa di almeno 10 minuti se l’orario di lavoro giornaliero supera le sei ore, con la possibilità di estenderne la durata fino a 2 ore e mezzo se le condizioni contrattuali lo consentono.

Tuttavia, in molte aziende si sta assistendo a una tendenza a ridurre tale pausa, nella falsa convinzione che per produrre di più occorre lavorare quantitativamente di più. Ma questa riduzione ha effetti negativi notevoli sulle prestazioni dei lavoratori: l’aumento dello stress e il calo di concentrazione e di energie non può certo dare come risultato una produttività migliore.
E’ importante che le aziende riconoscano questo punto e le implicazioni per la produttività stessa e il benessere psicofisico dei dipendenti che se non sono messi nelle condizioni di lavorare meglio non potranno dare performance significative. Un’adeguata pausa pranzo non è solo un diritto dei lavoratori e un obbligo aziendale ma anche un investimento per l’azienda stessa.
Il declino dello smart working
Lo smart working si è affermato su vasta scala durante e immediatamente dopo la pandemia da Covid 19, svelando alle aziende italiane l’esistenza di un altro modo di lavorare, ma altrettanto valido, offrendo maggiore flessibilità e un migliore equilibrio per i lavoratori tra vita privata e vita lavorativa. Tuttavia, nel 2024 si è assistito a un drastico calo di questa possibilità.

Soprattutto nelle piccole e medie imprese si è passati da 570.000 a 510.000 lavoratori da remoto. Questo ritorno al lavoro in presenza è stato percepito come un passo indietro nei progressi ottenuti in termini di flessibilità. Secondo le ricerche il 73% dei lavoratori che hanno usufruito dello smart working sono contrari a un ritorno completo in presenza.
Ben il 27% dei lavoratori è disposto a cambiare lavoro se lo smart working sarà eliminato del tutto da parte dell’azienda. Le motivazioni del malcontento risiedono nella percezione che il lavoro da remoto abbia migliorato la qualità di vita, eliminando i lunghi spostamenti per raggiungere la sede di lavoro, considerando il risparmio di tempo e risorse.
Clima aziendale e produttività
Questa combinazione tra riduzione della pausa pranzo e calo dello smart working sta producendo effetti negativi sul clima aziendale, con un deterioramento delle relazioni tra dipendenti e dirigenza. I lavoratori si sentono più stressati e meno valorizzati, il clima di malcontento è diffuso anche a causa degli stipendi fermi e della crescita del costo della vita.

Tutto ciò può tradursi in un elevato turnover e in una diminuzione della motivazione, due elementi che vanno a tutto svantaggio della produttività aziendale. Inoltre, la mancanza di flessibilità e di attenzione al benessere dei lavoratori può compromettere l’immagine dell’azienda, rendendola meno attrattiva per nuovi e talentuosi lavoratori e per il mercato.
Perdere risorse umane preziose blocca il processo di crescita e di innovazione dell’azienda stessa. E’ quindi essenziale per le aziende italiane adottare un approccio più attento al benessere dei propri dipendenti, ascoltando le loro esigenze e introducendo politiche che puntino al benessere e alla soddisfazione lavorativa per non perdere in termini di produttività.
Prospettive future
In un clima economico e lavorativo già segnato da crisi e sfide significative, è essenziale che le aziende italiane rimangano competitive e produttive sui mercati di riferimento e tutto ciò può e deve essere attuato anche passando attraverso il benessere di lavoratori e dipendenti, riconsiderando le proprie politiche relative alla pausa pranzo e allo smart working.

E’ fondamentale garantire lo svolgimento di pausa pranzo adeguate, rispettando le normative vigenti e riconoscendo la loro importanza per il benessere psicofisico dei dipendenti che saranno così motivati ad affrontare performance lavorative migliori nel resto della giornata lavorativa. Parallelamente le aziende dovrebbero essere disposte a concedere lo smart working, almeno dove possibile.
Questo vale soprattutto nell’ambito delle piccole e medie imprese dove la diffusione del lavoro da remoto appare ancora limitata. Le aziende dovrebbero considerare modelli organizzativi più flessibili come la settimana corta o almeno lo smart working parziale per attrarre nuovi e talentuosi lavoratori e aumentare la loro competitività nei mercati di riferimento.